Inhalt

  • (ff. 130) Mir. (tit. ἀριστοτέλους περὶ παραδόξων ἀκουσμάτων). Capp. 1–16; 20; 17–19; 21–75; 77; 76; 78–114; 130–137; 115–129; 138–178.
  • (ff. 3349V) Phgn. (tit. ἀριστοτέλους φυσιογνωμικά [corr. ex φυσιογνωμική]).
  • (ff. 50139V) Philostratos, Vitae Sophistarum (tit. τῷ λαμπροτάτῷ ὑπάτῳ ἀντονίῳ γορδιανῷ, φλάυϊος φιλόστρατος). Ed. Stefec 2016.
  • (ff. 140155V) Colluthus, De raptu Helenae (tit. κολλούϑου ποιητοῦ ἁρπαγὴ Ἑλένης). Ed. Orsini 1972 (cfr. anche Livrea 1968).
  • (ff. 155V164) Tryphiodorus, Captura Troiae (tit. τρυφιοδώρου ἰλίου ἅλωσις). Ordine perturbato a causa dello spostamento di un fascicolo: vv. 96–411 [ff. 147153V]; 1–95 [ff. 155V157V]; 412–691 [ff. 158164] (cfr. Gerlaud 1982, p. 60 e n. 4 e Livrea 1982, p. IX). Ed. Dubielzig 1994 (cfr. anche Gerlaud 1982 e Livrea 1982).
  • Leer


    ff. 30V32V, 164V.
  • Per Mir. e Phgn. il codice è apografo diretto del Vaticanus deperditus x, comune modello del Fabricianus, del Laur. 60, 19 e dell’Ambr. C 4 sup. Il perduto codice vaticano fu dato in prestito a Damilas nel corso del 1502. Per Filostrato il manoscritto si rivela copia diretta del Vat. gr. 64 (cfr. Stefec 2010, p. 71 e 75).

    L’ultima unità codicologica, evidentemente ricavata da una medesima fonte, appare derivata dal Neap. II F 17 (su questo codice, copiato in terra d’Otranto alla fine del sec. XV, cfr. almeno Cariou 2015, p. 44–45, con precedente bibliografia. Il manoscritto è copiato dal medesimo scriba responsabile della trascrizione del codice Pharrasianus di Oppiano, Neap. II F 10, la vicenda testuale del quale è in parte legata a quella del Neap. II F 17, copia diretta di un altro Hydruntinus deperditus, del quale si dirà subito infra: cfr. almeno Martinelli Tempesta 2015, p. 288–304): secondo Livrea 1968, p. XLII, il manoscritto danese, indipendente dal Neapolitanus, deriverebbe tuttavia dal medesimo iparchetipo ψ (tale circostanza è desunta da un unico errore disgiuntivo: cfr. Livrea 1968, p. XXXVI), a sua volta derivato dall’Hydruntinus deperditus, siglato β, scoperto presso la biblioteca di S. Nicola di Casole da Bessarione (cfr. Livrea 1968, p. XXX–XXXIII. Si vd. inoltre sempre la sintesi di Cariou 2015, p. 44. Nuova luce sulla questione sarà gettata da un contributo di David Speranzi, intitolato „La tradizione del Ratto di Elena in Terra d’Otranto tra miti e realtà“, di prossima pubblicazione, del quale anticipa qualche notizia Martinelli Tempesta 2015, p. 285 n. 45). Come osservato da West 1983, p. 185 n. 1, lo stemma di Colluto deve essere precisato alla luce di quello di Trifiodoro: in questo caso, infatti, sia Gerlaud 1982, p. 63 che Livrea 1982, p. XV–XVI, sono concordi nel ritenere il Fabricianus apografo diretto del Neap. II F 17 (sulla questione cfr. anche Dubielzig 1996, p. 44).

Physische Beschaffenheit

Beschreibstoff

Cart.

Wasserzeichen

  • ff. 124: corona, simile a Br. 4862 (Roma 1483–1484 e 1494–1498).
  • ff. 2532, 4346: fiore, comparabile lontanamente a Briquet 443 (Roma 1498 e Napoli 1502–1518).
  • ff. 3339, 41/48, 141/142, 145/146, 158165: sirena simile a Br. 13880 (Neapel 1480–1497).
  • ff. 50139: corona, quasi identica a Br. 4862 (Roma 1483–1484, e Udine-Venedig 1494–1498)

Format

202×140

Folienzahl

ff. III, 165 (ma 166), III’

Foliierung

Foliotazione recenziore, a matita. Un foglio non numerato fra il f. 38 e il f. 39

Lagen

58 (39), 1010 (139), 24 (147), 16 (153), 14 (157).

Lagensignierung

ff. 149: segnature in greco nel mg. inferiore esterno del primo recto di ogni fascicolo da 〈α´〉 a 〈δ´〉, parzialmente rifilate. I ff. 33-49, a loro volta riuniti in una unità potenzialmente indipendente (in realtà stemmaticamente legata alla precedente dal punto di vista testuale), sono computati autonomamente al centro del margine inferiore dell’ultimo verso (α´ e 〈β´〉).

ff. 50139: segnature in greco nel margine inferiore esterno di ogni primo recto, da 〈α´〉 a ϑ´, parzialmente ripetute, in inchiostro rosso, nell’ultimo verso, con l’omissione del fascicolo ς´.

ff. 140165: segnature in cifre greche, al centro del margine inferiore dell’ultimo verso: solo nei ff. 143 (α´) e 147 (β´). Il f. 153 è erroneamente numerato β´.

Anzahl der Linien

ff. 149, 140165: ll. 22

ff. 50139: ll. 25.

Liniierung

ff. 149: spazio scritto (f. 18): 155×140; rigatura a secco con strumento meccanico.

ff. 50139: spazio scritto (f. 60): 151×83; rigatura a secco con strumento meccanico.

ff. 140165: spazio scritto (f. 151), 143×60; rigatura a secco con strumento meccanico.

Kopist

ff. 130, 3349V: 〈Jacob Aurel Questenberg〉 (Harlfinger apud Canart 1977–1979, p. 298 e n. 3). Non è necessario distinguere due mani, come in ArGr, p. 391 e nel catalogo di Schartau 1994, p. 390, dove si proponeva la suddivisione A ff. 130 (mano identificata con Demetrio Calcondila) e B ff. 3349V („unidentifiziert“).

ff. 50139V, 140164: 〈Demetrio Damilas〉 (Harlfinger apud Canart 1977–1979, p. 329).

Illumination

Titoli e capilettera rubricati.

Einband

Legatura rinascimentale in cuoio. Nel piatto anteriore è impresso il nome del fiorentino Alessandro Pazzi (Paccius), morto nel 1530 (cfr. Provenienz): „ALEX. PAC.“.

Erhaltungszustand

Il codice è in ottimo stato di conservazione. Minime tracce di ossidazione.

Geschichte

Datierung

Sec. XV/XVI.

Entstehung

Il codice si compone di tre principali unità codicologiche coeve, distinguibili sulla base delle segnature dei fascicoli: A ff. 149; B ff. 50139; C ff. 140165. L’unità A è a sua volta potenzialmente scomponibile in due sezioni: ff. 132 e 3349. La perfetta coerenza codicologica e testuale delle due unità impone nondimeno un trattamento unitario.

Provenienz

Nei primi decenni del Cinquecento, il codice appartenne al letterato fiorentino Alessandro Pazzi de’ Medici (1483–1530), come si deduce dalla legatura (cfr. gli appunti di Moraux, Aristoteles Graecus I, p. 390). Il codice passò in seguito nelle mani di Elias Putschius (m. 1606), gli eredi del quale lo donarono a Johann Albert Fabricius (m. 1736). Del dono è testimone lo stesso Fabricius nella sua Bibliotheca Graeca, 1718, liber II, cap. VII, p. 363 „[e]st et mihi Coluthi itemque Tryphiodori codex scriptus ante annos circiter trecentos, qui olim fuit Eliae Putschii“ (sulla questione cfr. anche Gerlaud 1982, p. 68 e n. 1).

Nel 1770 il manoscritto passò dapprima alla Biblioteca Universitaria di Copenhagen e quindi, nel 1938, alla Kongelige Bibliotek, dove tutt’oggi è conservato. Nel 1817 il codice fu descritto e collazionato, piuttosto accuratamente, per la parte contenente Mir. dal filologo danese Børge Thorlacius (1775–1829): il suo lavoro, sebbene inevitabilmente invecchiato (come testo di base T. impiegò la allora relativamente recente edizione di Beckmann), rimane a tutt’oggi non privo di utilità.

Bibliographie

Kat.

  • Aristoteles Graecus I, p. 390–391.
  • Schartau, Codices Graeci Haunienses 1994, p. 389–390.
  • Wartelle, Inventaire 1963, nr. 416.

Kod.

  • Speranzi 2015, p. 199–214: 208 e n. 30

Text.

    Philostratus

    • Stefec 2010: p. 71, 75.
    • Stefec, 2014: p. 149.
    • Stefec. ed., 2016, p. XIV.

    Colluthus

    • Livrea, ed., 1968, p. XXXVI.
    • Livrea 1968: p. 85 n. 1.
    • Orsini, ed., 1972.

    Tryphiodoros

    • Dubielzig, ed., 1996, p. 44, 53.
    • Gerlaud, ed., 1982, p. 60–65
    • Livrea 1976: p. 443 n. 3.
    • Livrea, ed., 1982, p. IX.
    • M.L. West, rec. di Gerlaud 1982 e Livrea 1982, The Classical Review, n.s., 33, 1983, p. 184–187.

    Mir.

    • Canart 1977–1979: p. 294, 295, 298, 299 e n. 3, 322, 329.
    • Giacomelli 2016–2017: p. 41, 70–75.
    • Harlfinger 1971a, p. 210–211.
    • Harlfinger 1972b: p. 65.
    • Livius-Arnold, ed., 1978, p. XXII.
    • Thorlacius 1817 [si cita dalla rist. in Thorlacius 1821, p. 1–30].
    • Venturini 1975–1976: p. 70.
    • Wiesner 1972: p. 57, 58.
    • Wiesner 1987: p. 611 n. 1, 612–614.

    Phgn.

    • Foerster, ed., 1893, p. XXXIX–XL.
    • Harlfinger – Reinsch 1970: p. 49.
    • Vogt, transl., 1999, p. 217.

Weitere Sekundärliteratur

  • Cariou 2015, p. 25–48.
  • Martinelli Tempesta 2015, p. 271–350.

Quelle

  • Ciro Giacomelli, autopsia, novembre 2017 (bibliografia aggiornata a ottobre 2019).
Die Erstellung der Daten in "CAGB digital" ist ein fortlaufender Prozess; Umfang und Genauigkeit wachsen mit dem Voranschreiten des Vorhabens. Ergänzungen, Korrekturen und Fehlermeldungen werden dankbar entgegengenommen. Bitte schreiben Sie an agiotis@bbaw.de.

Zitierhinweis

Kopenhagen, Det Kongelige Bibliotek, Haun Fabr. 60–4o, in: CAGB digital, hg. v. Commentaria in Aristotelem Graeca et Byzantina. Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. URL: https://cagb-digital.de/id/cagb8973596 (aufgerufen am 18.4.2024).

Permalink

https://cagb-digital.de/id/cagb8973596

Dateipfad: /Handschriften/Daenemark/Kopenhagen/AG1-Kopenhagen-Det-Kongelige-Bibliotek-Fabr-604o.xml