Inhalt

  • (ff. 1104) Diogene Laerzio, Vitae philosophorum (tit. λαερτίου διογένους, βίων καὶ γνωμῶν τῶν ἐν φιλοσοφίαι εὐδοκιμησάντων καὶ τῶν ἐν ἑκάστηι αἱρέσει ἀρεσάντων, τῶν εἰς δέκα τὸ πρῶτον); des. mut. 10,53 δεῖ νομίζειν τὸν [... Ed. Dorandi 2014, p. 1–765, 642.
  • (ff. 109114V) Theophrastus, De igne (tit. θεοφράστου περὶ πυρός). Ed. Coutant 1971.
  • (ff. 114V117V) Theophrastus, Metaphysica (tit. θεοφράστου τῶν μετὰ τὰ φυσικά). Le prime righe del f. 118 sono occupate dallo scolio τοῦτο τὸ βιβλίον κτλ.). Ed. Gutas 2010.
  • (ff.118122) Theophrastus, De lapidibus (tit. θεοφράστου περὶ λιθῶν). Ed. Eichholz 1965.
  • (ff.122124V) Theophrastus, De sudoribus (tit. θεοφράστου περὶ ἱδρώτων). Ed. Fortenbaugh-Sharples-Sollenberg 2003.
  • (ff.124V125V) Theophrastus, De vertigine (tit. τοῦ αὐτοῦ περὶ ἰλίγων (sic)). Ed. Fortenbaugh-Sharples-Sollenberg 2003.
  • (ff.125V126V) Theophrastus, De lassitudine (tit. θεοφράστου περὶ κόπων). Ed. Fortenbaugh-Sharples-Sollenberg 2003.
  • (ff.126V128) Theophrastus, De piscibus (tit. θεοφράστου περὶ ἰχθύων). Ed. Sharples 1992.
  • (ff. 128133) 〈Theophrastus, De ventis〉 (inc. sine titulo, l. 7). Ed. Coutant-Eichenlaub 1975.
  • (ff. 133V138V) Theophrastus, De odoribus (tit. θεοφράστου περὶ ὀσμῶν). Ed. Eigler-Wöhrle 1993.
  • (ff.139143) MXG (tit. ἀριστοτέλους περὶ ξενοφάνουσ, περὶ ζήνωνος, περὶ γοργίου).
  • (ff.143151V) Mir. (tit. ἀριστοτέλους συναγμς [!] περὶ θαυμασίων ἀκουσμάτων). Capp. 1–7; 9–32; 34–69; 72–75; 77; 76; 78–151.
  • Leer


    ff. 104V108V, 〈152〉r〈157〉V.

Physische Beschaffenheit

Beschreibstoff

Cart., perg. f. II.

Wasserzeichen

  • In tutto il codice si riscontra un solo disegno diffuso in tutto il codice: una lettera m, di forma gotica, sormontata da una croce (invero non ben distinguibile). Tale forma è già stata censita nel repertorio degli Harlfinger come „Lettre 21“ (Giorgio Crisococca, Costantinopoli, 1427 febbraio 12).

Format

mm 273 × 195

Folienzahl

ff. 〈I〉 II, 151 (ma 157), I’

Foliierung

I fogli sono numerati modernamente da 1 a 151, a matita, nel mg. superiore esterno di ogni recto. Sono esclusi dal computo gli ultimi sei fogli bianchi (che però sono parte integrante dell’ultimo fascicolo).

Lagen

10 × 10 (100), 1 × 8 (108), 4 × 10 (148), 1 × 10–1 (〈157〉; Il f. 149, all’inizio del fascicolo, è privo della sua metà).

Lagensignierung

I fascicoli sono provvisti di una doppia segnatura (opera del copista principale), posta al centro del mg. inf. dell’ultimo foglio verso di ogni fascicolo. Le due serie di segnature si articolano da α´ (10V) a ι´ (100V). Indi comincia una seconda serie nuovamente da α´ (118V) a δ´(148V), in prossimità della quale ne fu vergata una ulteriore, in continuità con quella dell’unità precedente (da ιβ´ [128V] sino a ιδ´ [148V]), senza però tener conto del fascicolo 101108, non segnato.

Anzahl der Linien

35 ll.

Liniierung

Spazio scritto (f. 25) 185 × 129. Il codice è certamente rigato, il tipo però non è rilevabile: i solchi sono appena percettibili nei fogli privi di scrittura.

Kopist

A. ff. 1104, 109151V: 〈Teodoro Diacono〉 (Harlfinger 1971, p. 417)

Illumination

Cornicette decorative rubricate separano i vari testi; titoli, capilettera e iniziali rubricati.

Ergänzungen zum Textbestand

a. Nel f. 61RV annotazioni marginali di 〈Angelo Vadio da Rimini〉 (Stefec).

Einband

Legatura moderna, in pelle allumata bianca, senza nervi. Nel dorso, parte superiore, sono impresse in oro le insegne di Pio VI e, nella parte inferiore, quelle del card. Francesco Saverio de Zelada.

Il codice è preceduto da due fogli membranacei aggiunti al codice quando esso entrò a far parte della collezione dei duchi d’Urbino. Della originale prima guardia membranacea è conservato solo un frammento (188 × 117 mm) oggi incollato nel verso di un foglio cartaceo (IV). Sul frammento membranaceo furono trascritti due indici latini del contenuto del manoscritto, vergati da altrettanti copisti. Nel f. IIV, membranaceo e completo, si trova invece un elegante πίναξ greco-latino, riquadrato entro una cornice dorata, decorata con motivi fitomorfi in forma di antiporta. 〈I〉 e I’ sono parte della legatura ottocentesca.

Erhaltungszustand

Il ms. è nel complesso ben preservato; si notano rare macchie di umidità nei margini di alcuni fogli, senza danno alcuno per il testo.

Geschichte

Datierung

Sec. XV 2/4 (1427?).

Entstehung

Il codice urbinate si inserisce nella discendenza del Vat. gr. 1302, come è subito evidente scorrendone il contenuto. Per Teofrasto e gli scritti ps.-aristotelici l’Urbinate discende dal Vat. gr. 1302, attraverso un anello intermedio identificabile, grazie ai lavori di Burnikel e Wiesner, nell’Ambr. P 80 sup. Nel caso della tradizione diogeniana, la posizione dell’Urbinate è stata a lungo dibattuta alla luce di argomenti testuali e codicologici: Wiesner 1974, p. 357 riteneva che l’attività del copista Teodoro Diacono dovesse essere circoscritta agli anni 1437–1467 (gli anni, cioè, compresi fra il Concilio di Ferrara-Firenze, quando Teodoro sottoscrisse il Sinaiticus 2124, e il terminus post quem che si ricava dalla parte sottoscritta del Marc. gr. 206) e, dunque, collocata in Italia. Una diversa ricostruzione fu quindi proposta da Harlfinger 1974, p. 16, che, correggendo quanto aveva in precedenza sostenuto (Harlfinger 1972, p. 64), si espresse in favore dell’ipotesi che il codice fosse stato copiato a Costantinopoli già nel 1427, o poco prima.

La collocazione della copia dell’Urbinate non è priva di rilevanza testuale per la tradizione delle Vitae: il codice è infatti latore di un testo che presuppone (a partire da VI 66) come modello il codice Neap. III B 29 post correctionem, ma tale codice non sembra aver mai lasciato l’Italia nel corso del XV secolo e non può dunque essere l’antigrafo dell’Ambrosiano decurtato che connette l’Urbinate al Vat. gr. 1306 per i trattati teofrastei e per quelli ps.-aristotelici. La questione è complicata notevolmente dall’assenza delle Vitae negli altri testimoni dipendenti dall’Ambr. P 80 sup.: non è infatti possibile stabilire con sicurezza quale sia la recensione testuale del suo modello. Sulla intera questione si rimanda a Dorandi 2009, p. 116–118, con precedente bibliografia.

Nel margine superiore del f. 143 Teodoro annotò sconsolato: Tὸ πρωτότυπον λίαν ἐσφαλμένον καὶ μή τις μοι μεμφέτω, καθὼς γὰρ ὁρῶ, οὕτω γράφω. Non è chiaro se la nota si riferisca al testo di Mir., che in quel foglio comincia, o non piuttosto al testo dell’opuscolo immediatamente precedente (MXG), segnato da numerose fenestrae proprio in questo punto del manoscritto.

Provenienz

Il manoscritto fu proprietà del celebre umanista tolentinate Francesco Filelfo: sono state riconosciute le sue note di possesso nei ff. 104, 138V, 151V (cfr. Calderini 1913, p. 400–401). Solo la nota a 138V è chiaramente leggibile e recita ἡ βίβλος αὕτη τοῦ φραγκίσκου φιλέλφου ἐστίν; con poca difficoltà si riesce a riconoscere la medesima nota, ripetuta per due volte, nel f. 151V, dove però il nome del Filelfo fu eraso. Donzelli 1960, p. 99 fu la prima a leggere, con l’ausilio della lampada di Wood, un’ulteriore nota, pressoché identica alle precedenti, nel mg. inferiore del f. 104 (fine della sezione diogeniana del manoscritto). Nonostante i dubbi avanzati in bibliografia, è molto verisimile che a questo codice Filelfo facesse riferimento in una lettera del 1427 indirizzata ad Ambrogio Traversari. Il manoscritto, probabilmente quando Filelfo era ancora in vita, fece parte della biblioteca di Angelo Vadio da Rimini, che vi appose alcune annotazioni nel f. 61RV (per tutti i dettagli si rimanda a Stefec 2012, p. 144 e n. 90).

Quando il codice entrò nella biblioteca del duca di Urbino fu provvisto della guardia membranacee con antiporta decorata e vi si apposero, in oro e a colori, le insegne di Federico da Montefeltro (stemma e iniziali F. D. entro una ghirlanda di foglie intrecciate, al centro del mg. inferiore del f. 1). Il manoscritto passò, in seguito al lascito testamentario del duca Francesco Maria II, morto senza eredi, alla comunità di Urbino. Il codice entrò quindi far parte della Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1657, insieme agli altri codici della raccolta dei Montefeltro, quando la comunità di Urbino cedette per 10 000 scudi la collezione al pontefice Alessandro VII. Per i lineamenti della storia del fondo si fa riferimento a Bignami Odier 1973, p. 141, 151–152 n. 57; D’Aiuto-Vian 2011, p. 538–545 e 549–550; Peruzzi 2014. Per una sintesi relativa al solo fondo greco vd. Bravi 2008.

Reproduktionen und Digitalisate

  • Urb. gr. 108 (vollständiges Digitalisat (vom Mikrofilm) der BAV).

Bibliographie

Kat.

  • Chr.A. Brandis, Die Aristoteles Handschriften der Vatikanischen Bibliothek, Abhandlungen der Königlichen Akademie der Wissenschaften zu Berlin aus dem Jahre 1831, Berlin 1832, p. 48–86: nr. 157.
  • M. Buonocore, Bibliografia dei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana (1968–190), I–II, Città del Vaticano 1986 (Studi e testi, 318–319): I, p. 719.
  • P. Canart-V. Peri, Sussidi bibliografici per i manoscritti greci della Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano 1970 (Studi e testi, 261), p. 342.
  • M. Ceresa, Bibliografia dei fondi manoscritti della Biblioteca Vaticana (1991–2000), Città del Vaticano 2005 (Studi e testi, 462), p. 504.
  • C. Stornajolo, Codices Urbinates Graeci Bibliothecae Vaticanae descripti, Romae 1895, p. 166–168.
  • A. Wartelle, Inventaire des manuscrits grecs d’Aristote et de ses commentateurs. Contribution à l’histoire du texte d’Aristote, Paris 1963, nr. 2012.
  • N.G. Wilson, The Manuscripts of Theophrastus, Scriptorium 16, 1962, p. 96–102: nr. 44.
  • Philelfiana: Diogene Laerzio e gli Opuscula di Teofrasto portati in Italia da Costantinopoli (scheda di D. Speranzi, con fascicolazione inesatta).

Kod.

  • J. Bignami Odier, avec la collaboration de J. Ruysschaert, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, Città del Vaticano 1973 (Studi e testi, 272).
  • L. Bravi, I manoscritti greci di Federico oggi, M. Peruzzi (Hg.), Ornatissimo Codice. La biblioteca di Federico di Montefeltro, Milano 2008, p. 41–45.
  • F. D’Aiuto – P. Vian (Hg.), Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, I, Dipartimento manoscritti, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 466).
  • A. Calderini, Ricerche intorno alla biblioteca e alla cultura greca di Francesco Filelfo, Studi italiani di filologia classica 20, 1913, p. 204–424: 269, 293–294, 400.
  • G. De Gregorio, L’Erodoto di Palla Strozzi (cod. Vat. Urb. gr. 88), Bollettino dei Classici, s. III, 23, 2002, p. 31–130: 40 n. 27, 57 n. 79.
  • A. Diller, Notes on The History of Some Manuscripts of Aristotle, K. Treu (Hg.), Studia codicologica, Berlin 1977 (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 124), p. 147–150: 150.
  • P. Eleuteri, Francesco Filelfo copista e possessore di codici greci, D. Harlfinger-G. Prato (Hg), Paleografia e codicologia greca. Atti del II Colloquio internazionale (Berlino-Wolfenbüttel, 17–21 ottobre 1983), Alessandria 1991, I, p. 163–179: 177.
  • E. Gamillscheg, Das Konzil von Ferrara-Florenz und die Handschriftenüberlieferung, Annuarium Historiae Conciliorum 21, 1989, p. 297–316: 299.
  • D. Harlfinger, Specimina griechischer Kopisten der Renaissance, I: Griechen des 15. Jahrhunderts, Berlin 1974, p. 16.
  • M. Peruzzi, „Lectissima politissimaque volumina“: i fondi urbinati, C. Montuschi (Hg.), Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, III, La Vaticana nel Seicento (1590–1700): una biblioteca di biblioteche, Città del Vaticano 2014, p. 337–394.
  • D. Speranzi, Codici greci appartenuti a Francesco Filelfo nella biblioteca di Ianos Laskaris, Segno e testo 3, 2005, p. 467–504: 478.
  • D. Speranzi, Il copista del lessico di Esichio (Marc. gr. 622), D. Bianconi (Hg.), Storia della scrittura e altre storie, Atti del Convegno (Sapienza, Univ. di Roma, 28–29 ottobre 2010), Roma 2014 (Supplemento al „Bollettino dei Classici“, XXIX), p. 101–146: 122, 123 (n. 53).
  • S. Martinelli Tempesta – D. Speranzi, Verso una ricostruzione della biblioteca greca di Francesco Filelfo. Un elenco di codici, S. Fieschi (Hg.), Filelfo, le Marche, l’Europa. Un’esperienza di ricerca, Roma 2018 (Temi e testi, 178), p. 181–212: 190 nr. 9
  • R. Stefec, Die griechische Bibliothek des Angelo Vadio da Rimini, Römische historische Mitteilungen 54, 2012, p. 95–184: 144 e n. 190.
  • J. Wiesner-U. Victor, Griechische Schreiber der Reinaissance, Rivista di studi bizantini e neoellenici, n.s, 8–9, 1971–1972, p. 51–66: 57.

Text. (= Bekker Va)

    Diogenes Laertius

    • G. Donzelli, Per un’edizione critica di Diogene Laerzio: i codici VUDGS, Bollettino per l’edizione nazionale dei classici greci e latini 8, 1960, p. 93–132: 99–101.
    • T. Dorandi, Diogene Laerzio tra Bisanzio e l’Italia meridionale. La circolazione delle Vite dei Filosofi tra la Tarda Antichità e l’età paleologa, Segno e testo 5, 2007, p. 99–172: 163–171.
    • T. Dorandi, Laertiana. Capitoli sulla tradizione manoscritta e sulla storia del testo delle „Vite dei filosofi“ di Diogene Laerzio, Berlin-New York 2009 (Beiträge zur Altertumskunde, 264), p. 8, 114–120.
    • T. Dorandi (Hg.), Diogenes Laertius, Lives of Eminent Philosophers, Cambridge 2013 (Cambridge Classical Texts and Commentaries, 50), p. 4.
    • A. Gercke, Die Überlieferung des Diogenes Laertios, Hermes 37, 1902, p. 401–434: 410.
    • E. Martini, Analecta Laertiana. Pars prima, Leipziger Studien zur classischen Philologie 19, 1899, p. 71–177: 91–92.

    Theophrastus

    • W. Burnikel, Textgeschichtliche Untersuchungen zu neun Opuscula Theophrasts, Wiesbaden 1974 (Palingenesia, 8), p. XXXI–XXXII (descr. con bibliografia), 49–50, 52–53, 77, 80–81, 83–84, 90.
    • W. Burnikel-J. Wiesner, Der Vaticanus 1302–Konvergenz einer Diskussion, Mnemosyne 29, 1976, p. 136–142: passim.
    • V. Coutant (Hg.), Theophrastus De igne, A Post-Aristotelian View of the Nature of Fire, Assen 1971, p. XXI, XXIV, XXVI.
    • V. Coutant-V.L. Eichenlaub (Hg.), Teophrastus De ventis, Notre Dame 1975, p. XIII.
    • D.E. Eichholz (Hg.), Theophrastus De lapidibus, Oxford 1965, p. 48–51.
    • U. Eigler-G. Wöhrle (Hg.), Theophrast, De odoribus, Stuttgart 1993 (Beiträge zur Altertumskunde, 37), p. 10.
    • W.W. Fortenbaugh-R.W. Sharples-M.G. Sollenberg (Hg.), Theophrastus of Eresus, On Sweat, On Dizzines and On Fatigue, Leiden 2003 (Philosophia antiqua, 93), p. 22, 163, 182, 255, 263.
    • D. Gutas (Hg.), Theophrastus, On first principles (known as his Metaphysics), Leiden 2010 (Philosophia antiqua, 119).
    • A. Laks-G.W. Most (Hg.), Théophraste, Métaphysique, Paris 1993, p. LI–XLX.
    • W.D. Ross-F.H Fobes (Hg.), Theophrastus Metaphysics, Oxford 1929, p. XXVI.
    • R.W. Sharples, Theophrastus: On Fish, W.F. Fortenbaugh-D. Gutas (Hg.) Theophrastus. His Psychological, Doxographical, and Scientific Writings, New Brunswick-London 1992 (Rutgers University Studies in Classical Humanities, 5), p. 347–385: 360.

    Mir.

    • P. Canart, Démétrius Damilas, alias le „librarius Florentinus“, Rivista di studi bizantini e neoellenici, n.s., 14–16, 1977–1979, p. 281–347: 295, 298 n. 1.
    • C. Giacomelli, Sulla tradizione di [Arist.] De mirabilibus auscultationibus, Bollettino dei Classici 37–38, 2016–2017, p. 39–95: 41, 58–61.
    • A. Giannini, Paradoxographorum Graecorum Reliquiae, Milano 1965, p. 221.
    • D. Harlfinger, Die Textgeschichte der pseudo-aristotelischen Schrift περὶ ἀτόμων γραμμῶν. Ein kodikologisch-kulturgeschichtlicher Beitrag zur Klärung der Überlieferungsverhältnisse im Corpus Aristotelicum, Amsterdam 1971, p. 95, 210, 417.
    • D. Harlfinger, Die handschriftliche Verbreitung der Mirabilien, H. Flashar (Hg.), Aristoteles, Mirabilia, Berlin 1972 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.II.3), p. 62–66: 64.
    • G. Livius-Arnold, Aristotelis quae feruntur De mirabilibus auscultationibus. Translatio Bartholomaei de Messana. Accedit translatio anonyma Basileensis, diss. Amsterdam 1978, p. XXII.
    • E. Mioni, Aristotelis codices Graeci qui in bibliothecis Venetis asservantur, Padova 1958 (Miscellanea erudita, 6), p. 66.
    • L. Venturini, La traduzione latina di Bartolomeo da Messina del „De mirabilibus“ dello Pseudo-Aristotele (dal cod. Patav. Antoniano XVII 370), Atti dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti 88, 1975–1976, p. 69–77: 69.
    • A. Westermann, Παραδοξόγραφοι. Scriptores rerum mirabilium Graeci, Brunsvigae 1839, p. II.
    • J. Wiesner, Die handschriftliche Überlieferung, H. Flashar (Hg.), Aristoteles, Mirabilia, Berlin 1972 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.II.3), p. 56–62: 57, 59.
    • J. Wiesner, Ps.-Aristoteles, Mirabilia: Umstellungen im edierten Text aufgrund der handschriftlichen Überlieferung, J. Dummer (Hg), Texte und Textkritik. Eine Aufsatzssammlung, Berlin 1987 (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 133), p. 611–622: 611 n. 2, 614.

    MXG

    • O. Apelt, Aristotelis quae feruntur De plantis, De mirabilibus auscultationibus, Mechanica, De lineis insecabilibus, Ventorum situs et nomina, De Melixo Xenophane Gorgia, Lipsiae 1888, p. XXVI.
    • J. Wiesner, Ps.-Aristoteles, MXG: Der historische Wert des Xenophanesreferats. Beiträge zur Geschichte des Eleatismus, Amsterdam 1974, p. 338, 356–360.

Weitere Sekundärliteratur

  • M. Rashed, Die Überlieferungsgeschite der aristotelischen Schrift „De generatione et corruptione“, Wiesbaden 2001 (Serta Graeca, 12), p. 127 n. 1.
  • M. Sicherl, Griechische Erstausgaben des Aldus Manutius. Druckvorlagen, Stellenwert, kultureller Hintergrund, Paderborn-München-Wien-Zürich 1997, p. 91, 93–94.

Faks.

  • Burnikel 1974, taf. 〈9〉.
  • Ornatissimo codice (Peruzzi 2008), CD, ripr. ff. IIv1.

Quelle

  • Ciro Giacomelli, autopsia, maggio-giugno 2015 e maggio 2016
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Zitierhinweis

Vatikanstadt, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. gr. 108, in: CAGB digital, hg. v. Commentaria in Aristotelem Graeca et Byzantina. Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. URL: https://cagb-digital.de/id/cagb7908708 (aufgerufen am 16.4.2024).

Permalink

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