Inhalt

  • (ff. 123V) 〈Phgn.〉 (tutti i titoli sono stati reintegrati in scrittura corsiva e in forma scorciata da 〈Johannes Sambucus〉 nel corso del XVI secolo), des. mut. 812b29 ἀναφέρεται [...
  • (f. 24) 〈Vent.〉, frammento finale: inc. 973b21 Ὀ]λυμπίας, des. 973b25 τεθῶσιν.
  • (ff. 2471) 〈Mir.〉 Capp. 152–163; 4; 9; 5; 164–176; 1 (usque ad ὀφϑαλμῶν [830a12]); 177–178; 32–75; 77; 76; 78–114; 130–137; 115–129; 138–151.
  • (ff. 71V105V) 〈Mu.〉.
  • (ff. 105V120V) 〈Spir.
  • (ff. 121159V) 〈Mech.
  • (ff. 181194V) 〈Lin.〉.
  • (ff. 194V195) Sottoscrizione crittografica (cfr. Kopist).
  • Leer


    ff. 195V, 196RV.

Physische Beschaffenheit

Beschreibstoff

Cart., perg. f. II.

Wasserzeichen

  • In ragione della scarsa leggibilità delle marche, sono qui di seguito indicate solo le forme identificabili con sicurezza.
  • ff. 35, 1112, 3334, 4041, 4647, 6566, 138139: croce greca iscritta in un cerchio, simile a Briquet 5575 (Roma 1456), cfr. anche Harlfinger Croix 35 (1467).
  • ff. 7374, 7885: forbici simili a Harlfinger, Ciseaux 45 (1457).
  • ff. 1920, 5657, 8889, 9697, 104105, 111112, 168169, 172173, 178, 188: Monts, simile a Briquet 11882 (Venezia 1457).
  • f. 131: Fleur, simile a Briquet 6644 (Siena 1452–1454), cfr. Harlfinger Fleur 101 (1442).

Format

215 × 145

Folienzahl

ff. II, 196

Foliierung

Moderna (XVII/XVIII sec.?) in inchiostro brunito.

Lagen

2 × 8 (16), 1 × 8 – 1, (23), 1 × 8 – 2, (29), 18 × 8 (173), 1 × 10 (183), 1 × 12 (195) La lacuna fra i ff. 23 e 24 corrisponde alla caduta dell’ultima parte di Phgn., della prima parte di Vent., indicata sopra, e molto verisimilmente anche del teofrasteo De signis (tre fogli e un intero quaternione, che corrispondono approssimativamente alla lunghezza del testo mancante tenendo conto della generosa mise en page del codice).

Lagensignierung

Segnature di mano del copista al centro del margine inferiore di ogni primo recto e, in modo non sistematico, anche nell’ultimo verso (cfr. f. 69V = ια´), da 〈α´〉 a κς´; il primo fascicolo (ff. 1-8) non sembra essere stato incluso nel computo e la serie accumula dunque fin da subito uno scarto di un’unità rispetto alla composizione del manoscritto. Μanca l’ultimo foglio del fasc. segnato β´ (ff. 17-23); gli interi fascicoli γ´, δ´, ε´ e i primi due fogli del fasc. 〈ς´〉 (che comincia al f. 24). L’ultima parte di Phgn.; Sign., e la quasi totalità di Vent. sono oggi perduti (per i dettagli vd. Harlfinger 1971, p. 282 con n. 2).

Anzahl der Linien

ll. 18–21

Liniierung

Spazio scritto (f. 70) 140 × 74. Rigatura a secco eseguita con strumento meccanico a stento rilevabile.

Kopist

A. ff. 1195: Ἐμμανουὴλ ὁ καλούμενος Φυσκόμηλος (?). Sottoscrizione crittografica nei ff. 194V195, di interpretazione incerta (cfr. Bick 1914 e Bick 1920, Taf. XXXVIII), per i dettagli vd. infra Transkriptionen.

Illumination

Nessuna decorazione.

Ergänzungen zum Textbestand

a. integrazione dei titoli in tutto il codice, in inchiostro brunito: 〈Johannes Sambucus〉 (Hunger).

b. numerosissime glosse in greco e latino in tutto il codice sono state attribuite a 〈Giovanni Pontano〉, già possessore del codice, da Dieter Harlfinger (cfr. infra Geschichte).

L’annotatore b si è servito delle traduzioni latine medievali di alcuni trattati (Mu., Mir. e Lin., in particolare) per glossare il testo (senza però capire sempre la corrispondenza esatta fra un termine greco e la sua traduzione latina) e in qualche caso correggerlo, integrando persino piccole lacune grazie a una retroversione del latino (cfr. Harlfinger 1971, p. 276–277).

Einband

Legatura settecentesca in cartone e pelle allumata bianca con impressioni in oro nei piatti e nel dorso (Gerard van Swieten, 1754). Il f. 196, numerato ma lasciato bianco, funge in realtà da foglio di guardia. Stando ai cataloghi secenteschi, nel manoscritto doveva originariamente trovarsi una guardia antica (o forse un foglio parte della legatura) ove era annotato l’ex libris dell’umanista Giovanni Pontano (cfr. infra Geschichte)

Erhaltungszustand

Il codice è in ottimo stato di conservazione. Carta leggermente ossidata.

Geschichte

Datierung

20 gennaio 1458

Entstehung

Il codice fu copiato a Napoli nel 1458 forse su commissione di Giovanni Pontano.

Il codice di Vienna, „mendosissime ad homine graecarum litterarum parum gnaro [...] scriptus“ (Foerster 1893, p. XLI–XLII), risale al Marc. gr. 216 attraverso un intermediario perduto, servito da modello anche per l’Ambr. A 174 sup. ( sulla questione vd. Harlfinger-Reinsch 1970, p. 45 e 49 n. 47; Harlfinger 1971, p. 283–284; Vogt 1999, p. 221; Van Leeuwen 2013, p. 185, 186, 190–191; Van Leeuwen 2016, p. 48–50). Stando allo stemma di Foerster 1893 (p. LII), che non conosceva tuttavia l’Ambr. A 174 sup., il Vindob. 231 sarebbe per Phgn. apografo diretto del Marc. gr. 216 insieme ai Marciani gr. 200 e 215 e al Laur. plut. 57, 33 (il Marc. 215 e il Laur. plut. 57, 33 dipendono, però, da un perduto apografo del Marc. gr. 216) su questo codice e le relazioni testuali che esso intrattiene con i manoscritti citati cfr. Aristoteles Graecus, I, p. 203–205. Analoghe conclusioni sono tratte da Roselli 1992, p. 48, che ritiene il Vind. 231 apografo diretto del Marc. gr. 216: è molto verisimile, tuttavia, che solo in virtù dell’assenza di Spir. nell’Ambr. A 174 sup. non si sia potuta inferire l’esistenza dell’anello intermedio che lega così strettamente i due manoscritti. Cfr. le riflessioni della stessa Roselli 1992, p. 41, che osserva come Vind. accolga „quasi sistematicamente le correzioni interlineari“ del Marc. gr. 216, a segno, forse, dell’esistenza di un modello intermedio, dove si procedette a una risistemazione del testo.

Provenienz

Nel codice viennese non rimangono oggi tracce di antiche note di possesso utili per stabilire esattamente chi fosse il suo primo proprietario. Stando alla voce dedicata al manoscritto nel catalogo secentesco di Lambeck (si rimanda alla sintesi di Nessel 1690, p. 127–128: „ad doctissimum celeberrimumque Virum Johannem Jovianum Pontanum, ut ipse solita propriae manus inscriptione testatur, olim pertinuit“), il codice sarebbe appartenuto all’umanista Giovanni Gioviano Pontano (1429–1503); sulla base di tale presupposto, Dieter Harlfinger ha proposto di riconoscere nelle numerose glosse greco-latine che costellano il codice aristotelico la mano dello stesso Pontano (cfr. Harlfinger 1971, p. 279–281). Tale ricostruzione, pur fondata esclusivamente su elementi indiziari, è accolta favorevolmente nel repertorio di Eleuteri-Canart 1991 (nr. XLVIII) e nella recente sintesi di Rinaldi 2007–2008 (p. 177–178). Il codice appartenne in seguito all’erudito e bibliofilo ungherese Johannes Sambucus (János Zsámboky, 1531–1584), la biblioteca del quale venne a sua volta incorporata in quella Imperiale (cfr. in generale Gerstinger 1926 e, in particolare sul Phil. gr. 231, p. 321–322 e 373)

Bibliographie

Kat.

  • Catalogus, sive Recensio Specialis omnium Codicum Manuscriptorum Graecorum [...] edidit D. de Nessel [...], Pars IV, quae complectitur Codices Manuscriptos Philosophicos propriè dictos, & Philologicos Graecos, Vindobonae et Norimbergae 1690, p. 127–128
  • H. Hunger, Katalog der griechischen Handschriften der Österreichischen Nationalbibliothek, Teil 1., Codices Historici, Codices Philosophici et Philologici, Wien 1961, p. 340–341.
  • A. Wartelle, Inventaire des manuscrits grecs d’Aristote et de ses commentateurs. Contribution à l’histoire du texte d’Aristote, Paris 1963, nr. 2225.

Kod.

  • J. Bick, Die kryptographische subscriptio im Cod. Vind. phil. Gr. 231, Wiener Studien 36, 1914, p. 332–337.
  • J. Bick, Die Schreiber der wiener griechischen Handschriften, Wien-Prag-Leipzig 1920, p. 39–40.
  • P. Eleuteri-P. Canart, Scrittura greca nell’Umanesimo italiano, Milano 1991 (Documenti sulle arti del libro, 16), p. 125.
  • M. Rinaldi, Per un nuovo inventario della biblioteca di Giovanni Pontano, Studi medievali e umanistici 5-6, 2007-2008, p. 163–201: 177–178.

Text.

    Phgn.

    • R. Foerster (Hg.), Scriptores Physiognomonici Graeci et Latini, I, Lipsiae 1893, p. XLI–XLII
    • S. Vogt (Hg.), Aristoteles Physiognomonica, Berlin 1999 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.VI), p. 214.

    Vent.

    • D. Harlfinger-D.R. Reinsch, Die Aristotelica des Parisinus Gr. 1741. Zur Überlieferung von Poetik, Rhetorik, Physiogomonik, De signis, De ventorum situ, Philologus 114, 1970, p. 28–50: 47–49.

    Mir.

    • J. Beckmann (Hg.), Aristotelis liber de mirabilibus auscultationibus, [...] Gottingae 1786, p. X–XI, 421–422.
    • P. Canart, Démétrius Damilas, alias le „librarius Florentinus“, Rivista di studi bizantini e neoellenici, n.s., 14–16, 1977–1979, p. 281–347: 294–295 (stemmi), 297 n. 4.
    • C. Giacomelli, Sulla tradizione di [Arist.] De mirabilibus auscultationibus, Bollettino dei Classici 37–38, 2016–2017, p. 39–95: 41, 66.
    • D. Harlfinger, Die Textgeschichte der pseudo-aristotelischen Schrift περὶ ἀτόμων γραμμῶν. Ein kodikologisch-kulturgeschichtlicher Beitrag zur Klärung der Überlieferungsverhältnisse im Corpus Aristotelicum, Amsterdam 1971, p. 209 e 269–289.
    • D. Harlfinger, Die handschriftliche Verbreitung der Mirabilien, H. Flashar (Hg.), Aristoteles, Mirabilia, Berlin 1972 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.II.3), p. 62–66: 64.
    • G. Livius-Arnold, Aristotelis quae feruntur De mirabilibus auscultationibus. Translatio Bartholomaei de Messana. Accedit translatio anonyma Basileensis, diss. Amsterdam 1978, p. XX–XXII.
    • E. Mioni, Aristotelis codices Graeci qui in bibliothecis Venetis asservantur, Padova 1958 (Miscellanea erudita, 6), p. 66–67 („Vindobonensis 56“).
    • L. Venturini, La traduzione latina di Bartolomeo da Messina del “De mirabilibus” dello Pseudo-Aristotele (dal cod. Patav. Antoniano XVII 370), Atti dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti 88, 1975–1976, p. 69–77: 70.
    • A. Westermann, Παραδοξόγραφοι. Scriptores rerum mirabilium Graeci, Brunsvigae 1839, p. III, VI.
    • J. Wiesner, Die handschriftliche Überlieferung, H. Flashar (Hg.), Aristoteles, Mirabilia, Berlin 1972 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.II.3), p. 56–62: 57, 61.
    • J. Wiesner, Ps.-Aristoteles, Mirabilia: Umstellungen im edierten Text aufgrund der handschriftlichen Überlieferung, J. Dummer (Hg), Texte und Textkritik. Eine Aufsatzssammlung, Berlin 1987 (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 133), p. 611–622: 611 n. 2, 614.

    Mu.

    • W. Lorimer-L. Minio (Hg.), Aristoteles Latinus XI 1-2. De mundo. Translationes Bartholomaei et Nicholai [...], Leiden 1965, p. XIII–XV.

    Spir.

    • A. Roselli (Hg.), [Aristotele], De spiritu, Pisa 1992 (Testi e studi di cultura classica, 9), p. 19, 37, 41–42

    Mech.

    • M.E. Bottecchia, La recensio codicum dei Μηκανικά di Aristotele, in Miscellanea 1, Padova 1978, p. 1–13: 2.
    • M.E. Bottecchia, Aristotele, Μηχανικά. Tradizione manoscritta, testo critico e scoli, Padova 1982 (Studia Aristotelica, 10), p. 11, 23.
    • J. Van Leeuwen, The Text of The Aristotelian Mechanics, The Classical Quarterly 63, 2013, p. 183–198: 186, 190–191.
    • J. Van Leeuwen, The Aristotelian Mechanics. Text and Diagrams, Heidelberg-New York-Dordrecht-London 2016, p. 33, 48–50.

    Lin.

    • Harlfinger 1971, p. 25 n. 1, 102, 262, 353, 415 (cfr. Mir.)

Weitere Sekundärliteratur

  • B. Cassin (Hg.), Si Parménide. Le traité anonyme De Melisso Xenophane Gorgia, Lille 1980 (Cahiers de Philologie, 4), p. 576.
  • H. Noiret, Lettres inédites de Michael Apostolis publiées d’après les manuscrits du Vatican avec des opuscules inédits du même auteur, Paris 1889 (Bibliothèque des Écoles Françaises d’Athènes et de Rome, 54).
  • M. Rashed, Die Überlieferungsgeschite der aristotelischen Schrift „De generatione et corruptione“, Wiesbaden 2001 (Serta Graeca, 12), p. 180

Faks.

  • Harlfinger 1971, Taf. 23.

Quelle

  • Ciro Giacomelli, autopsia, agosto 2017 (bibliografia aggiornata a ottobre 2019).
Die Erstellung der Daten in "CAGB digital" ist ein fortlaufender Prozess; Umfang und Genauigkeit wachsen mit dem Voranschreiten des Vorhabens. Ergänzungen, Korrekturen und Fehlermeldungen werden dankbar entgegengenommen. Bitte schreiben Sie an agiotis@bbaw.de.

Zitierhinweis

Wien, Österreichische Nationalbibliothek, Vind. Phil. gr. 231, in: CAGB digital, hg. v. Commentaria in Aristotelem Graeca et Byzantina. Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. URL: https://cagb-digital.de/id/cagb6805327 (aufgerufen am 17.4.2024).

Permalink

https://cagb-digital.de/id/cagb6805327

Transkriptionen

Sottoscrizione crittografica nel f. 194v–195r:

ἐ·τ·τ·β·β·δ·χ·ἐ·μ·μ·ἱ | ε·ρ·μ·κ·π·ν·ι·κ·κ·κ·τ | κ·φ·σ·κ·μ·λος: κ·τ·β | β·α·ν·σ·φ·μ· ἔ·ν·ἁπ | τ·ν·κ· + ,αυ·νη· ἐτελιόϑη | ὣρας ζ´ τῆς νηκτος· ἡμέρα παρ(ασ)κ(ευ)ὴ |195r εις κ´ τοῦ ἱανουαρίου εἰ τὴν ἀ|ναπολη· εὔχεσϑ· ὑ|π· ἐ·μ·τ·α·μ·τ·| λ·κ·τ·π·ν· 145η· ad | 20· zene(ro) die venere | ora ·7· fo compiuto questo | libro :– + + + +.

La sottoscrizione, redatta con un complicato sistema crittografico per troncamento sillabico, fu trascritta da Josef Bick, pure con un ampio margine di incertezza, nel modo seguente:

ἐ(γράφη) τ(οῦτο) τ(ὸ) β(ι)β(λίον) δ(ιὰ) χ(ειρὸς) ἐμμ(ανουὴλ) ἱερ(ο)μ(ονάχου) κ(αὶ) πν(ευματικοῦ) κ(ουβου)κ(λεισίου) τ(οῦ) κ(αλουμένου) φ(υ)σκ(ό)μ(η)λος κ(αὶ) τ(ὸ) β(ι)β(λίον) ἀν(αγιγνώσκοντες) σφ(αλμάτων) ἔ(νεκα) ἀπ(οπραύνετε) τ(οί)ν(υν) κ(ύριον). ,αυνη’· ἐτελιόϑη ὣρας ζ´ τῆς νηκτος ἡμέρα παρα(σ)κ(ευ)ὴ εἰς τ(ὰς) κ τοῦ ἱανουαρίου εἰ (!) τὴν ἀναπολη. εὐχεσϑ(ε) ὑπ(ὲρ) ἐμ(οῦ) τ(οῦ) ἁμ(αρ)τ(ω)λ(οῦ) κ(αὶ) τ(α)π(ει)ν(οῦ) 145η· ad | 20· zene(ro) die venere | ora ·7· fo compiuto questo | libro

Il troncamento irregolare e, di fatto, impredicibile, di un numero di sillabe indeterminato impedisce una ricostruzione certa della scriptio plena. Con Foerster 1893, p. XLII n. 1 non si può affatto escludere una lettura ἐτελειώϑη τοῦτο βιβλίον (Meglio sarebbe, forse, τοῦτο τὸ βιβλ.) διὰ χειρὸς ἐμοῦ, κτλ.: ciò comporterebbe però un diverso scioglimento del nome, che potrebbe, quindi, intendersi come Mανουήλ, Μιχαήλ, Μάρκος o similia. Φ(υ)σκ(ό)μ(η)λος è attestato nei repertori prosopografici solo come variante per un Φασκόμηλος Μάρκος (Marco Fascomilo; la scelta della vocale è indifferente, giacché essa è frutto di un’integrazione congetturale), monaco a Creta nel 1464–1465 (PLP 29653; cfr. Noiret 1889, p. 35 e lettera LII), corrispondente di Michele Apostolis, sul quale non è dato purtroppo conoscere molti dettagli. Proprio in virtù della povertà dei dati a nostra disposizione, non si può affatto escludere che sia stato proprio questi il copista del Vindobonensis: purtroppo non sono noti autografi del Marco Fascomilo in questione, utili per operare un confronto paleografico e, eventualmente, accertare l’identità dei due personaggi (il copista e il corrispondente di Apostolis). I titoli πν(ευματικὸς) κ(ουβου)κ(λείσιος) sono poco chiari: mentre κουβουκλείσιος indica comunemente il cameriere del Patriarca (cfr. LBG s.v.), la dubbia indicazione πνευματικός non sembra invece trovare alcuna precisa corrispondenza nelle titolature bizantine (forse il padre spirituale di una comunità monastica?).

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