Inhalt

  • (ff. 158V) 〈Probl.〉. Acefalo e con numerosi mutamenti nell’ordine e nella presentazione dei capitoli. Inc. II 11, 867a36 ...] οὐ γὰρ ταὐτὸ προοδοποιεῖται.
    Il testo si presenta nel seguente ordine (i numeri arabi indicano i κεφάλαια): II 11–38, 40–42; III 1–18, 21, 23–25, 28–29, 31–32, 34–35; IV completo; V 1–22, 24–36, 38–42, VI 1–7. Dopo 886a21: Διὰ τί αἱ καϑέδραι–ἠρεμοῦντες (cfr. Louis 1991, p. 118). VII 1–4, 6–8, 5, 9; VIII 1–6, 9, 7, 10–17, 8, 18–22; IX 1–6, 8–14; X 1–28, 31–63, 65, 64, 66–67; XI 1–3, 5–43, 45–47, 49, 52, 55–60, 62; XII 1–8, 10, 12–13; XIII 1–11 (manca 12); XIV 1–8, 9 (sino a 909b26 οἰκοῦντες), 10 (909b34 ἢ ὅτι–b36 φϑορά), 9 (909b26 ἢ διὰ τό–b33 ϑερμόν), 11–12, 14–15 (manca 16); XV 1–13 (Il cap. 3 presenta ampie finestre testuali; i capp. 5 e seguenti sono rubricati come libro ιϛ’ con il titolo περὶ τὰ οὐράνια). XVI–XVIII (numerati ιζ´, ιη´, ιϑ´), completi; XIX 1–39, 41–44, 47–50; XX 1–27, 29–36; XXI 1–22, 24–26; XXII–XXIII completi; XXIV 1–14, 16–19; XXV completo; XXVI 1–3, 6–8, 4–5, 9–10, 11 (da 941a32 ὅτι καὶ τῆς), 12–28, 30–31, 35 (da 944a31 sino a πνεῖ), 33 (da 944a10 πρωῒ δὲ οὔ), 35 (da 944a31 ἢ ἅπαντα sino a a35 ἀφικνεῖται), 33, (da 944a11 αἴτιος sino a a24 καλεῖται), 35 (da 944a36 καὶ ὁ βορέας sino b3 ἀντικρύ). 36, 34, 37–40, 42–44, 46–54, 56–62; XXVII 1–6, 8–11; XXVIII 1–4, 5 (sino a 949b30 ζῶμεν), 7–8; XXIX 1–5, 7–14, 16; XXX 1–8, 10 (956b11–12 εἰσιν), 9 (956b7–10), 11–14; XXXI 1–12, 14, 16–25, 26 (sino a 960a10 διαστρέφεται). 27 (da 960a13 πότερον), 28–29; XXXII 1–11, 13, XXXIII 1–7, 9–18, XXXIV–XXXVII completi; XXXVIII 1–8, 9 (967a13 ἢ ὅτι–a16 γίνεται manca), 10 (11 manca).
  • (f. 59, ll. 1–21) 〈Plutarco, De amore prolis〉. Inc. Πανταχοῦ ἡ φύσις,  κριβὴς κ(αὶ) φιλότεχνος (cfr. 495C, p. 189,29 Dumortier), des. περιλαβ(εῖν) ἐνδίδωσι ταμεῖον” (496A, p. 191,5 Dum.).
  • (ff. 59, 22–63r, l. 10) 〈Plutarco〉, Quaestiones Naturales (tit. Αἰτίαι φυσικαί, ma il titolo precede l’estratto dal De amore prolis).
  • (f. 64RV) Excerpta da Basilio di Cesarea, De Gratiarum Actione (tit. Βασίλ〈είου〉 τοῦ μεγ〈ά〉λ〈ου〉 εἰς τ(ὸν) περὶ εὐ〈χ〉α〈ρ〉ιστί〈ας〉). Ιnc. τοῦτο οἷον ἐκ πηγῆς τιν(ος) (PG 31, col. 225,23), des. τὸ ἔξω διαπνοῆς (PG 31, col. 229,26).
  • (ff. 6572V) Mir. (tit. ἀριστοτέλους συναγωγὴ περὶ 〈παραδόξων〉 ἀκουσμάτων). Capp. 1–33 (usque ad 832b27 ῥαδίως); 34–69; 72–75; 77; 76; 78–137, des. mut. 844b1 ϑαυμαστόν τι [...
  • (ff. 63, l. 10–63V, 64, 19–64V; margini dei ff. 172V) Nei margini di tutti i fogli del codice e nei fogli rimasti bianchi la mano D ha annotato con scrittura corsiva centinaia di brevissimi estratti dalla sacra scrittura e da numerosi testi patristici: si segnalano excerpta da Giovanni Crisostomo, Basilio di Cesarea, Cirillo di Alessandria, Gregorio di Nissa, Dionigi l’Areopagita, Massimo Confessore e Nilo di Ancira. Sono stati individuati anche estratti da testi di autori bizantini, tra i quali si possono citare Simone Seth, Teodoro Graptos, Tarasio; Antioco μοναχός e Teofane di Nicea. Un censimento completo di questa messe di estratti ancora si desidera.
  • (ff. 6572V, mg. superiori e inferiori): l’annotatore a ha integrato il testo di Mir. con 19 mirabilia di vario argomento ricavati principalmente da Giovanni Lido (De mensibus) e Plutarco.
  • Il codice è rimasto sostanzialmente ignoto agli studi aristotelici sino alla pubblicazione del primo volume dell’Aristoteles Graecus. Jürgen Wiesner fu il primo ad accorgersi dell’importanza di questo testimone, che nel caso di Mir. attesta uno stadio del testo del ramo β non dipendente da quello del codice Vat. gr. 1302, unico testimone indipendente di questa famiglia sino ad allora noto. Della scoperta Wiesner diede rapida notizia nel 1972 (Wiesner 1972, in part. p. 58–60) e quindi nuovamente in Aristoteles Graecus, I, p. 459–462. Sul contributo di questo manoscritto alla risoluzione dei problemi testuali che incidono sul testo di F lo stesso Wiesner tornò quindi nell’ultimo articolo dedicato alla tradizione manoscritta di Mir., riprendendo in gran parte quanto già pubblicato in precedenza (Wiesner 1987, p. 615–616; lo studio di Wiesner è già dato come in corso di stampa nel 1976).

    Per Probl. il codice di Londra fu collazionato sempre da Wiesner, che lo associava al codice della British Library, Additional 23972 e precisava tuttavia che „gegenüber dieser Hs. stammt Lamb. jedoch aus einer weniger volldständingen Vorlage“. Il più recente contributo di Ferrini 2003, che non sembra però in grado di precisare in modo chiaro i rapporti fra i manoscritti, parrebbe confermare tale ricostruzione e precisa la dipendenza di questo codice dal Par. gr. 2036.

    Per gli excerpta patristici, per il testo di Plutarco e Giovanni Lido, il codice di Londra non è mai stato preso in considerazione in alcuna edizione o studio sulla tradizione manoscritta delle opere in questione.

Physische Beschaffenheit

Beschreibstoff

Cart. orientale

Format

275×196

Folienzahl

ff. 〈I–II〉, 72 (+ 24a), 〈III’–IV’〉

Foliierung

Foliotazione continua nel margine superiore esterno di ogni recto, a matita (XIX/XX sec.); un foglio non fu numerato dopo il 24 (= 24a), con conseguente numerazione erronea dei fogli successivi. Il f. 59 è numerato a matita 60, al centro del mg. superiore.

Lagen

3×8 (24), 1 (25), 1×8 (33), 1×6 (39), 3×8 (63), 1×10 (73).

Lagensignierung

Non conservata.

Anzahl der Linien

ll. 31–37. In mancanza di una rigatura delle rettrici il numero di linee di scrittura per pagina è variabile e così pure l’interlinea.

Liniierung

Rigatura a secco, impressa ordinariamente su ogni recto. Il tipo non è classificabile secondo la codofica di Leroy-Sautel: sono tracciate solo le linee di giustificazione (superiore, inferiore e esterne).

Kopist

A. ff. 163, l. 10, 6572V: scrittura d’erudito, di inclinazione variabile, tendenzialmente inquadrabile nella „Fettaugen-Mode“ della fine del XIII sec. o dell’inizio del XIV. Lettere dai nuclei espansi (particolarmente notevole il beta cuoriforme), accenti legati e ingranditi. Abbreviazioni frequenti e terminazioni spesso sovrapposte al rigo. Inchiostro brunito.

B. Iniziali, numerazione di sezioni e capitoli in rosso. Titolo nel f. 58V, titoli duplicati nei ff. 59, 64; parziale sostituzione del titolo a 65, note nel f. 58V: per le iniziali è impiegata una minuscola alessandrina di piccolo modulo, talora dalle forme appuntite; nei numerali, accanto a forme maiuscole, si osservano spesso lettere di forma minuscola; in note e titoletti forme maiuscole e minuscole sono mescolate. Mano sostanzialmente coeva a A. Inchiostro rosso, con variazioni di intensità.

C. f. 64, ll. 1–18, testo principale (Wiesner non distingue questa mano da A): mano d’erudito, leggermente tremolante, inclinata a destra, con modesta espansione dei nuclei. Contemporanea a A e B. Inchiostro brunito e rosso.

D. ff. 63, l. 10–63V; f. 64, l. 19–64V (testo principale); marginalia nei ff. 163, 64, 6572V: mano informale d’erudito, corsiva fortemente inclinata a destra e dall’aspetto slanciato; le lettere sono molto separate l’una dall’altra. Scrittura forse databile al sec. XV (così il recente catalogo di Wright et al. 2016, p. 322, che parla prudentemente di „style consistent with 15th century“; Wiesner propendeva, forse a ragione, per una „Kursive Schrift des 14. Jh.“: un buon termine di confronto si può istituire coi fogli più corsivi del Vat. gr. 12, databile al secondo quarto del XIV secolo: cfr. la riproduzione in Giannini 1965, Tab. II; per la datazione di questo testimone vd. invece Pérez Martín 1997, p. 90). Inchiostro marrone, di intensità variabile.

Illumination

Sobrie cornicette decorative precedono l’inizio di Probl. IV (8) e Mir. (65); riempi-linea decorativi in rosso si osservano in molti fogli del manoscritto. Decorazioni marginali segnano l’inizio delle partizioni testuali più rilevanti. Iniziali di modulo ingrandito (in inchiostro nero quelle tracciate da A per Mir., rubricate quelle di Probl.).

Ergänzungen zum Textbestand

a. Aggiunte marginali in scrittura minuta e molto compatta nei margini dei ff. 32V, 64V72V. Scrittura non priva di intenti calligrafici; gli interventi sono schiacciati fra il blocco copiato da A e i marginalia di M4. Sebbene questa mano sia attribuita ordinariamente al sec. XV („schöne Schrift des 15 Jh“ secondo la descrizione di Wiesner, ripresa senza modificazioni dal recente catalogo di Wright et al.) sembra più verisimile ricondurre la stesura di questi estratti alla seconda metà del sec. XIV. La scrittura presenta somiglianze con quella di Neofito Prodromeno (RGK II 411, III 481).

b. Alcune correzioni di un secondo annotatore nei ff. 4, 36, 62V, 63.

Einband

Legatura moderna, del XX sec., in cartone, dorso in vitello marrone e piatti coperti in carta marmorizzata. Fogli di guardia moderni, frutto di un restauro novecentesco. Probabilmente coevi alla legatura.

Erhaltungszustand

Leggere scoloriture nell’aria marginale dei fascicoli. Alcuni danni testuali, particolarmente gravi per le ampie porzioni di testo trascritte nei margini del codice, sono dovute alla rifilatura moderna. Masticature di insetto interessano i primi fogli, con qualche occasionale danno per il testo. Alcuni fogli sono stati rinforzati con striscioline di carta giapponese.

Geschichte

Datierung

Sec. XIII3/4 (con interventi marginali riferibili al sec. XIV e XV)

Entstehung

Sebbene il codice sia evidentemente unitario, nel manoscritto si osserva una notevole stratificazione di interventi seriori, parassitari rispetto al testo originale, collocati nei fogli bianchi e nei margini rimasti liberi.

Provenienz

Il codice pervenne alla biblioteca di Lambeth Palace insieme ad altri codici raccolti da Joseph Dacre Carlyle, professore di arabo a Cambridge, che negli anni 1800–1801 si era recato nel Mediterraneo orientale col principale scopo di raccogliere manoscritti per la preparazione di una nuova edizione del testo greco del Nuovo testamento. Dopo la morte di Carlyle, nel 1806, la biblioteca andò in eredità alla sorella Mary, che vendette nello stesso anno 36 codici greci all’arcivescovo Charles Manners-Sutton (cfr. Wright et al. 2016, p. 22–27).

Il luogo in cui il manoscritto aristotelico fu acquistato non è noto e non rimane traccia alcuna di indicazioni a riguardo nel codice stesso o nei documenti concernenti la spedizione di Carlyle (cfr. Wright et al. 2016, p. 24).

Bibliographie

Kat.

  • Aristoteles Graecus, p. 459–462 (J. Wiesner).
  • Canart 1977–1979: p. 465.
  • Todd 1812, p. 262.
  • The Greek Manuscript Collection of Lambeth Palace Library [2006], p. 47.
  • Wartelle 1963, nr. 853.
  • Wright – Argyrou – Dendrinos 2016, p. 317–323.

Text.

    Probl.

    • M.F. Ferrini, Nota al testo dei Problemata che fanno parte del Corpus Aristotelicum. La tradizione manoscritta, „Atti dell’Istituto Orientale di Napoli (filologia) 25, 2003, p. 113–136: 120, 126–132;
    • T. Dorandi, Diogene Laerzio tra Bisanzio e l’Italia meridionale. La circolazione delle Vite dei Filosofi tra la Tarda Antichità e l’età paleologa, Segno e testo 5, 2007, p. 99–172: 163.
    • T. Dorandi, Laertiana. Capitoli sulla tradizione manoscritta e sulla storia del testo delle „Vite dei filosofi“ di Diogene Laerzio, Berlin-New York 2009 (Beiträge zur Altertumskunde, 264), p. 113.
    • R. Mayhew, (Hg.), Aristotle, Problems, Books 1–19, Cambridge (Mass.)-London 2011, p. XXIX.

    Mir.

    • C. Giacomelli, Sulla tradizione di [Arist.] De mirabilibus auscultationibus, Bollettino dei Classici 37–38, 2016–2017, p. 39–95: 41, 56-58.
    • A. Giannini, Paradoxographorum Graecorum Reliquiae, Milano 1965.
    • G. Livius-Arnold, Aristotelis quae feruntur De mirabilibus auscultationibus. Translatio Bartholomaei de Messana. Accedit translatio anonyma Basileensis, diss. Amsterdam 1978, p. XXII;
    • P. Louis (Hg.), Aristote, Problèmes, I, Sections I à X, Paris 1991.
    • J. Wiesner, Die handschriftliche Überlieferung, H. Flashar (Hg.), Aristoteles, Mirabilia, Berlin 1972 (Aristoteles Werke in deutscher Übersetzung, 18.II.3), p. 56–62: 57, 59–60.
    • J. Wiesner, Ps.-Aristoteles, Mirabilia: Umstellungen im edierten Text aufgrund der handschriftlichen Überlieferung, J. Dummer (Hg), Texte und Textkritik. Eine Aufsatzssammlung, Berlin 1987 (Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 133), p. 611–622 (passim)

Faks.

  • Wirght et al. 2016, p. 317, 320 (tre piccole tavole non numerate).

Weitere Sekundärliteratur

  • I. Pérez Martín, El Libro de Actor. Una traducción bizantina del Speculum Doctrinale de Beauvais (Vat. gr. 12 Y 1144), Revue des études byzantines 55, 1997, p. 81–136.

Quelle

  • Ciro Giacomelli, autopsia, luglio 2015 (bibliografia aggiornata a ottobre 2019).
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Zitierhinweis

London, Lambeth Palace, Lond. Lamb. 1204, in: CAGB digital, hg. v. Commentaria in Aristotelem Graeca et Byzantina. Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. URL: https://cagb-digital.de/id/cagb5322611 (aufgerufen am 23.4.2024).

Permalink

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