Inhalt

  • (ff. 17V) 〈Ioannes Pediasimos〉, De duodecim laboribus Herculis (tit. Οἱ δώδεκα ἀγῶνες τοῦ ἠρακλεόυς). Ed. Wagner 1893, p. 249–259; Levrie 2018, p. 122–149.
  • (ff. 7V41V) Cornutus, Theologia Graeca (κορνούτου πρὸς τὸν υἱὸν γεώργιον περὶ ϑεῶν). Ed. Lang 1881; Torres 2018. Il testo è così trasmesso (cfr. Lagen per ulteriori dettagli): ff. 7V10V = p. 1–7,16 L. (des. ἐπὶ ϑεμελίω [sic]); ff. 1115V = p. 25,20–34,13 L. (Inc. τῶν ὡς ἐν κοινωνίᾳ, des. μοιχεύοντα τὴν γυναῖκα· καὶ); ff. 1617V = p. 15,1–18,3 L. (Inc. λέγονται δὲ παρά τισι, des. καὶ γλυκύκαρπον); ff. 1841V = p. 34,13–76,16 L. (inc. γὰρ ὁ μῦϑος παρὰ τῷ ποιητῇ, des. ἣν ἁρμόττει συμμετρίαν διδασκομένων).
  • (ff. 41V65) Palephatus, De incredibilibus historiis (tit. παλαιφάτου περὶ τῶν ἀπίστων ἱστοριῶν). Ed. Festa 1902. Capp. 1–33, 35, 37–45; des. mut. p. 67,9 Festa, ἐκ τούτων οὖν ὁ μῦϑος [...
  • (ff. 66209V) Aelianus, Varia historia (tit. αἰλιανοῦ ῥωμαίου ποικίλης ἱστορίας βιβλίον α´). Ed. Dilts 1974. Libri I–V (ff. 66130V) e VII–XIV (138209V). Lo spazio per il libro VI, mai trascritto, è stato riservato nei ff. 131137V, che rimangono bianchi.
  • (ff. 209V220) Heraclides, Excerpta Περὶ πολιτειῶν (tit. ἐκ τῶν ἡρακλείδους περὶ πολιτειῶν). Ed. Dilts 1971.
  • (ff. 220V222) Anonymus, De Nili incremento (tit. περὶ τῆς τοῦ νείλου ἀναβάσεως). Ed. Ideler 1841, p. 190–191.
  • (ff. 222V253V) Mir. (tit. ἀριστοτέλους περὶ παραδόξων ἀκούσματων). Capp. 1–16; 20; 17–19; 21–114; 130–137; 115–129; 138–178.
  • Leer


    ff. 65 (lasciato per metà bianco), 65V, 131137V, 254255V.
  • Il codice, salvo rare eccezioni (cfr. Venturini 1975–1976, p. 71 n. 5), ha goduto della massima considerazione nella costituzione del testo di Mir., al punto che Apelt pensò di dover indicare esplicitamente le varianti di questo solo testimone (Apelt 1888, p. V).

    Nel caso di Eraclide Pontico ed Eliano, il Laurenziano sembra derivare da un codice perduto (il Vaticanus deperditus x), identificabile nei registri di prestito della Biblioteca Apostolica Vaticana e negli inventari sino al 1527 (cfr. Dilts 1965, p. 64–65 e Dilts 1974, p. VI). Nel caso speficico, è possibile sapere che Celadeno ebbe in prestito il Vaticanus nel 1503, anno in cui copiò questo apografo.

    Per Mir. la posizione stemmatica del codice è stata più volte modificata, senza poter giungere a conclusioni definitive: le prime osservazioni sulla tradizione manoscritta volevano farne il capostipite del ramo più «completo» della tradizione, in linea con l’eccessivo peso attribuito al manoscritto dagli studi precedenti. In realtà anche per Mir. il codice è un apografo del Vaticanus deperditus e si configura dunque come gemello dei codici Ambr. C 4 sup. e del manoscritto di Copenhagen, Fabricianus 60, 4° (cfr. Giacomelli 2016–2017 per tutti i dettagli).

Physische Beschaffenheit

Beschreibstoff

Perg.

Format

220 × 150

Folienzahl

ff. I, 255

Foliierung

Nel manoscritto si osservano tre foliotazioni distinte; le prime due sono solo in parte conservate:

a. prima foliotazione in cifre arabe (sec. XVIII?), apposta nel margine superiore esterno di ogni recto, in inchiostro brunito, numera solo il primo fogli di ogni opera conservata nel codice, escludendo dal computo i fogli bianchi (es. ff. 8, 42, 66, 130, 208, 253).

b. numerazione moderna in cifre arabe su ogni recto nel margine superiore esterno, in inchiostro nero (solo in parte conservata, cfr. ff. 4365).

c. nuova e ultima foliotazione, corrispondente alla precedente, a matita, collocata nel margine inferiore di ogni recto, in prossimità dell’intersezione della linea di giustificazione esterna e della prima rettrice dal basso (qui si segue la foliotazione c).

Lagen

1 × 10 (10), 1 × 12 (22), 23 × 10 (252), 1 × 4 (253255 e controguardia).

Irregolarità: come osservato da Krafft 1975, p. 61, il codice presenta una significativa irregolarità nella fascicolazione (non verificabile a partire dai pochi resti delle segnature conservate), limitata alla parte del codice contenente il De natura deorum di Cornuto: in questa sezione, si osserva una lacuna testuale corrispondente alla caduta di quattro fogli; in effetti, l’originario secondo fascicolo del codice è oggi ridotto ad un solo foglio, collocato al centro del terzo fascicolo (oggi un senione); oltre alla traslocazione testuale, in coincidenza di questo spostamento si verifica una violazione della ‘legge di Gregory’: i ff. 1617 (l’originale bifoglio conservato) danno luogo, infatti, alla situazione seguente: C15P C16P | P17C P18C, dove lato pelo e lato carne sono affacciati (lo scarto non è evidente e si rivela solo a un esame attento).

Lagensignierung

Segnature di mano del copista in cifre greche nel primo recto e nell’ultimo verso di ogni fascicolo, al centro del margine inferiore; in gran parte esse sono state rifilate: una sola è chiaramente leggibile a 1 (αον); l’ultimo foglio a recare tracce di segnatura è il 243 (ma la cifra è rifilata e si scorge solo la desinenza xον).

Anzahl der Linien

ll. 26; unità di rigatura mm 6.

Liniierung

Rigatura a mina (se ne scorgono chiaramente le tracce di colore rosso ferruginoso su quasi ogni foglio), tipo Leroy-Sautel 00D1. Sistema non determinabile (nel margine inferiore di ogni foglio, in corrispondenza della linea di giustificazione esterna e in immediata prossimità dello specchio scritto, si osserva un foro di compasso, sicuramente legato al processo di rigatura, in ogni caso praticato sempre sul recto). Spazio scritto (f. 151): 143×83.

Kopist

ff. 165, 66130V, 138253V: Alessio Celadeno〉. Il codice è vergato e annotato da un’unica mano – che impiega un inchiostro dal colore grigio/nero, a tratti con sfumature brunite, vistosamente cangiante in tutto il manoscritto e, talora, persino nello stesso foglio – attribuita all’Anonymus δ-καί da Harlfinger 1971, p. 418 (identificazione ripresa in Aristoteles Graecus, p. 221), e, in modo apparentemente indipendente, anche da Krafft 1975, p. 61. A questo copista è possibile oggi dare il nome di Alessio Celadeno, che trascrisse questo codice alla fine della sua carriera, verisimilmente per suo uso esclusivo

Illumination

Il codice non presenta elementi decorativi notevoli: in corrispondenza delle partizioni testuali maggiori, si osservano, tuttavia, cornici a motivi floreali e geometrici intrecciati, eseguite con lo stesso rosso carminio impiegato per mettere in rilievo titoli e capilettera e per apporre i titoli correnti (cfr., e.g., ff. 1, 7V, 41V, 66, 138, 209V, 222V), talora con l’aggiunta di elementi in inchiostro bruno.

Ergänzungen zum Textbestand

Il contenuto di ciascun foglio è indicato da titoli correnti apposti nel margine superiore di ogni foglio del codice: in due pagine affrontate si legge, a sinistra, il nome dell’autore e, a destra, il numero del libro o il titolo dell’opera ivi trascritta. Mir. reca per ogni capitoletto una didascalia esplicativa in inchiostro rosso.

Numerose annotazioni marginali del copista, in alcuni casi (Mir.) derivate da un esemplare di collazione (l’Aldina).

Einband

Legatura laurenziana di foggia occidentale (XVI3/4) in marocchino rosso, con piatti decorati, cucita su cinque nervi; sopravvive ancora la catena, infissa nel labbro inferiore del piatto posteriore. Il dorso è rinforzato da una ampia striscia di cuoio al naturale. I piatti recano quattro borchie (ne rimangono sette, manca la prima in alto a sinistra del piatto anteriore), collocate in prossimità delle quattro estremità.

Finestrella al centro della parte superiore del piatto anteriore, con breve indicazione del contenuto del manoscritto („XII labores herculis“). Segnatura dipinta con vernice bianca, sempre nel piatto anteriore: „19 | P 60“. La segnatura „19“, corrispondente al numero del codice nel pluteo, è ripetuta, in inchiostro nero, nel piatto posteriore.

Erhaltungszustand

Il ms. è complessivamente ben preservato; si osservano camminamenti di vermi e tarli nei ff. 241254 (i danni, localizzati nella parte superiore del margine esterno, vanno progressivamente aumentando verso la fine del codice), senza alcun danno per la scrittura (alcuni titoletti marginali sono tuttavia lacunosi, cfr., e.g., quelli trascritti nel margine esterno del f. 253, riparato, nel verso, con una toppa membranacea).

Geschichte

Datierung

ca. 1503 (cfr. Textgeschichtliches).

Provenienz

Il manoscritto fu copiato all’inizio del Cinquecento da Alessio Celadeno, che ne fu anche il primo possessore. Quanto all’ingresso in Laurenziana, si deve osservare che il codice non compare in nessuno degli antichi inventari della collezione medicea (in particolare, quelli di Giano Lascaris e Bartolomeo Ciai del 1495 e quello Vigili del 1508–1510): è verisimile che, alla morte di Celadeno, nel 1517, il manoscritto sia stato acquisito, insieme ad altri codici appartenuti al vescovo di Gallipoli, da Giovanni de’ Medici, ormai papa Leone X, e che sia per questa via in seguito giunto alla attuale sede di conservazione (cfr. per tutti i dettagli la ricostruzione di Speranzi 2009, p. 117).

Reproduktionen und Digitalisate

  • Laur. 60,19 (Vollständiges Digitalisat der Biblioteca Laurenziana)

Bibliographie

Kat.

  • Bandini 1768 II, coll. 609–610.
  • Wartelle 1963, nr. 489.
  • Aristoteles Graecus, p. 220–222 (J. Wiesner).

Kod.

  • Müller, Neue Mittheilungen über Janos Laskaris, 1884, p. 380 n. 48b.
  • Speranzi, L’Anonymus δ-καί, copista del corpus Aristotelicum 2009, p. 105.
  • Speranzi, Il ritratto dell’anonimo, 2011, p. 114 n. 7.
  • Speranzi, Appunti su Alessio Celadeno 2015, p. 202.

Text. (= Bekker Sa)

  • Apelt, ed., Plant., Mir., Mech., Lin., Vent., MXG, 1888, p. V.
  • Canart, Démétrius Damilas, 1977–1979, p. 281–347: 291–292, 296, 298, 299 n. 3.
  • Giacomelli, Sulla tradizione di Mir., 2016–2017, p. 70–76.
  • Giannini, Paradoxographorum Graecorum Reliquiae, 1965, p. 221.
  • Harlfinger, Textgeschichte Lin., 1971, p. 210–211, 418.
  • Harlfinger, Die handschriftliche Verbreitung, 1972, p. 62–66: 65–66.
  • Livius-Arnold, De mirabilibus auscultationibus. Translatio Bartholomaei de Messana, 1978, p. XXII–XXIV.
  • Mioni, Aristotelis codices Graeci, 1958, p. 66;
  • Venturini, La traduzione latina di Bartolomeo da Messina, 1975–1976, p. 70.
  • Westermann, Παραδοξόγραφοι, 1839, p. II–V.
  • Wiesner, Die handschriftliche Überlieferung, 1972, p. 56–62: 57, 58.
  • Wiesner, Ps.-Aristoteles, Mirabilia, 1987, p. 611–622: 611 n. 2, 612–614, 620 n. 29, 621.
  • Cornutus

    • Krafft, Die handschriftliche Überlieferung, 1975, p. 60-65.
    • Lang, ed., 1881, p. XII–XIII.
    • Torres, ed., Lucius Annaeus Cornutus, Compendium de Graecae theologiae traditionibus, Berlin-Boston 2018.

    Io. Pediasimus

    • Wagner, ed., Mythographi Graeci 1, Lipsiae 1894
    • Levrie, ed., 2018, p. 43–44.

    Aelianus

    • Dilts, The Manuscript Tradition, 1965, p. 64–65.
    • Dilts, ed., 1974, p. VI, IX.

    Heraclides

    • Di Lello-Finuoli, Ateneo e Stobeo alla Biblioteca Vaticana, 1999, p. 48, 52, 53, 54;
    • Di Lello-Finuoli, Per la storia del testo di Ateneo, 2000, p. 158 n. 80.
    • Dilts, ed., Heraclidis Lembi Excerpta Politiarum, 1971, p. 12.
    • Plezia, ed., Aristotelis privatorum scriptorum fragmenta, 1977, p. XIV.

    Palaephatus

    • Vitelli, I manoscritti di Palefato, 1893, p. 245, 280–289, 299–301, 314–340.
    • Festa, ed., Palaephati Περὶ ἀπίστων, Lipsiae 1902.

Weitere Sekundärliteratur

  • Eleuteri, Storia della tradizione manoscritta di Museo, 1981, p. 184 n. 188;
  • Ideler, Physici et medici Graeci minores, I, 1841.
  • Schiano, Sulla tradizione del De febribus, 2005, p. 53 n. 34;
  • Wiesner, Ps.-Aristoteles, MXG, 1974, p. 385 n. 72.

Faks.

  • Dilts 1971, Pl. 2.

Quelle

  • Ciro Giacomelli, autopsia, agosto 2017 (bibliografia aggiornata a ottobre 2019).
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Zitierhinweis

Florenz, Biblioteca Medicea Laurenziana, Laur. 60.19, in: CAGB digital, hg. v. Commentaria in Aristotelem Graeca et Byzantina. Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. URL: https://cagb-digital.de/id/cagb7116558 (aufgerufen am 20.4.2024).

Permalink

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